1990
Ritorno all’alta orologeria
La caduta del Muro di Berlino, avvenuto il 9 novembre 1989, segnò la fine di quattro decenni di divisione della Germania. Il crollo della DDR, caratterizzata da un’economia socialista, rappresentò per molti cittadini una liberazione a lungo attesa. Con grande entusiasmo desideravano, infatti, una vita piena di libertà e prosperità. All’entusiasmo iniziale, però, seguì presto un’ondata di disillusione. L’industria della ex DDR, infatti, era in gran parte fatiscente e inefficiente. Solo pochissime imprese riuscirono, pertanto, a reggere il confronto diretto con le aziende occidentali.
L’apertura all’economia di mercato portò un forte shock economico. Interi settori industriali realizzarono di essere obsoleti dall’oggi al domani. Quasi tutte le grandi imprese della DDR erano in mano statale e misero il governo federale tedesco di fronte a una sfida immensa. Milioni di posti di lavoro, infatti, erano presso aziende che non erano competitive sul libero mercato o che necessitavano di una ristrutturazione radicale. Il governo ne ordinò, pertanto, la privatizzazione per perseguirne il mantenimento, ma la ricerca di investitori fallì in molti casi.
Questo stesso destino minacciò anche VEB Glashütter Uhrenbetriebe, che il 16 ottobre 1990 venne iscritta nel registro delle imprese come Glashütter Uhrenbetrieb GmbH e venne posta sotto l’amministrazione della “Treuhandanstalt für Wiederaufbau” (l’organo deputato alla privatizzazione delle aziende di stato). Per mantenersi in vita, l’azienda dovette cedere gran parte del suo patrimonio immobiliare e il diritto immateriale all’uso del marchio A. Lange & Söhne. Quando poi, dopo una lunga fase di incertezza, si trovò finalmente un acquirente, non si realizzò comunque l’attesa salvezza. Dei circa 3.000 dipendenti che l’azienda impiegava intorno al 1990, ne rimasero, infatti, solo 72.
La Glashütter Uhrenbetrieb GmbH decise consapevolmente di non limitarsi a far rivivere un marchio storico, ma di onorare con il marchio commerciale “Glashütte Original” l’intera secolare tradizione dell’industria orologiera di Glashütte. L’ispirazione venne dal sigillo di qualità “Original Glashütte”, che i produttori locali iniziarono ad usare negli anni Venti del Novecento. Con questa dicitura, le aziende locali contrassegnavano, infatti, i loro orologi per distinguerli dalle imitazioni che all’epoca avevano iniziato a circolare sotto l’indicazione “System Glashütte”.
1992
Glashütte Original ripropose con gran fierezza l’eccelsa arte orologiera che aveva reso famoso in tutto il mondo il piccolo paese dei Monti Metalliferi. E gli orologiai dell’azienda dimostrano materialmente già nel 1992 che, anche dopo mezzo secolo dietro la Cortina di Ferro, nulla del know-how dei vecchi maestri era andato perduto.
Solo pochi mesi dal crollo della DDR, in cui il lusso e l’artigianato tradizionale erano trascurati, realizzarono con maestria modelli complessi tra cui un cronometro a bilanciere e un tourbillon con scappamento a molla, come nei cronometri da marina.
I progettisti e gli orologiai della rinata azienda compresero da subito che il futuro del marchio Glashütte Original sarebbe risieduto nel ritorno alle proprie illustri radici. E per dimostrare le loro alte competenze, si posero un obiettivo molto ambizioso: ristabilire il prestigio dell’arte orologiera di Glashütte attraverso grandi complicazioni e movimenti meccanici straordinari. Sul tavolo da disegno, i progettisti iniziarono, pertanto, a sviluppare nuovi movimenti e, in particolare, orologi con tourbillon.
1997
Nel 1997 venne presentato il modello Julius Assmann “Drehganguhr”, che rendeva omaggio al creatore di alcuni dei più raffinati segnatempo della storia di Glashütte. L’orologio ha la particolarità di poter essere indossato sia come orologio da polso sia come orologio da tasca, dopo essere estratto dal suo speciale supporto. Eseguito in stile classico, come sarebbe stato ai tempi di Assmann, il tourbillon del Calibro 51-55 è montato sul retro del movimento e può essere contemplato attraverso il fondello.
Nel 1999 fu la volta dell’Alfred Helwig Tourbillon n. 1, in onore dell’inventore del tourbillon volante. In tale modello la raffinatezza meccanica è al centro dell’attenzione: il Calibro 41-01, infatti, colloca la più famosa complicazione di Glashütte sul lato del quadrante, dandole così tutta l’attenzione che merita. Nella primavera del 2000, Glashütte Original presentò poi il PanoRetroGraph: il primo cronografo meccanico al mondo dotato anche di una funzione di conto alla rovescia – al termine dell’intervallo di tempo preimpostato, l’orologio emette automaticamente un segnale acustico.
2000
Con le sue novità, la rinata manifattura attirò ben presto attenzione e plausi. E pochi anni dopo la massiccia riduzione di personale, l’azienda tornò ad assumere a spron battuto orologiai e maestranze. I nuovi successi attirarono l’attenzione anche di Nicolas G. Hayek, che riconobbe subito il grande potenziale di questo marchio e i grandi risultati che avrebbe potuto raggiungere inserendolo sui mercati internazionali. Con l’ingresso in The Swatch Group nel 2000 si aprirono per Glashütte Original possibilità sino a quel momento impensate.
Senza interruzioni, lo sviluppo tecnico proseguì a pieno ritmo e trovò sbocco in una gamma di prodotti sempre più ampia e distintiva. Per la nuova collezione Senator, i progettisti svilupparono per la prima volta un sistema di ricarica intelligente. Il Calibro automatico 100 passa, infatti, automaticamente, dalla carica bidirezionale a quella unidirezionale al fine di ottimizzare i tempi di ricarica e preservare al meglio la funzionalità del doppio bariletto di carica. Con il Senator Calendario settimanale del 2006 e il Senator Diary del 2010 riuscirono, in seguito, a dare una veste inedita ad altre due complicazioni particolari.
Anche in fatto di design, Glashütte Original mostrò sin da subito idee molto chiare. La collezione Pano, introdotta nel 2003, si distinse sin da subito per il suo quadrante asimmetrico, sviluppato sulla base dei principi della sezione aurea – fin dall’antichità, la cosiddetta “proporzione divina” è considerata la chiave matematica della bellezza assoluta, visto che si manifesta in molte espressioni della Natura. Ai modelli minimalisti PanoMaticDate e PanoMaticLunar, seguì l’anno successivo il PanoMaticChrono, uno dei cronografi più emblematici che il mondo avesse mai visto fino a quel momento. Il PanoMaticVenue ampliò ulteriormente la collezione nel 2006, introducendo l’indicazione del doppio fuso orario, regolabile facilmente tramite un pulsante posto sulla carrure. Anche il PanoMaticCounter XL del 2010 presentò particolari pulsanti sulla cassa per azionare un inedito totalizzatore, anche a ritroso, da 0 a 99.
Si può ben dire, dunque, che in 180’anni, l’industria orologiera di Glashütte abbia vissuto innumerevoli alti e bassi – e ogni generazione di orologiai abbia dovuto superare la “propria” crisi. La loro incrollabile determinazione a resistere e a continuare ha, però, percorso come un filo rosso l’intera storia locale. E, quindi, il crollo del modello socialista dopo la riunificazione è stato, in tale chiave di lettura, solo l’evento più recente tra quelli che avrebbero potuto porre fine alla ricca tradizione orologiera di Glashütte. Invece, ciò che i nostri predecessori hanno vissuto e creato ai loro tempi esiste ancora e costituisce il nucleo dell’identità e della filosofia di Glashütte Original. Oggi guardiamo al passato non solo con orgoglio per i nostri successi, ma anche per le temporanee battute d’arresto. Perché sono stati proprio quei momenti difficili a forgiare il mito di Glashütte. O, come è inciso sulla fontana posta di fronte alla scuola di orologeria da oltre un secolo:
“Dove c’è volontà, c’è sempre una soluzione”.